Miezyslaw Rudnicki

Durante la rivolta, Miezyslaw si trovava fuori dal ghetto sotto falsa identità, nell’orfanotrofio fondato da Janusz Korczak, e dalla terrazza più alta vedeva gli incendi che divampavano in seguito ai combattimenti. Dai compagni più grandi aveva saputo che Armia Krajowa (Esercito Nazionale), il principale movimento di resistenza in Polonia, aveva fornito armi ai combattenti del ghetto attraverso i canali sotterranei della rete fognaria.

Miezyslaw Rudnicki nacque il 10 ottobre 1930 a Varsavia in Polonia. Quanndo le forze armate tedesche invasero la Polonia nel settembre 1939 Miezyslaw si trovava con la famiglia a Zukow in Polonia (oggi in Ucraina). Szymon Rudnicki, il padre di Miezyslaw, decise di fuggire con Miezyslaw verso est. Si rifugiarono inizialmente nella regione di Kuban in Russia per poi spostarsi a Stanitsa Pavlovskaya nella regione di Rostov. Quando la zona fu occupata dalle forze armate tedesche nei primi anni quaranta, Miezyslaw e suo padre furono arrestati. Simon fu fucilato, e Miezyslaw fu portato in un campo di smistamento vicino a Rostov-on-Don. Successivamente fu trasferito al campo per prigionieri di guerra di DULAG 162 a Stalino in Ucraina, poi nell’ottobre del 1942 al campo di concentramento di Bialystok in Polonia. Dopo qualche settimana nel campo Miezyslaw riuscì a scappare e arrivò a Varasavia in treno. Arrivato a Varsavia si ammalò di tifo , fu portato in ospedale poi fu trasferito in un orfanotrofio. Durante le rivolte del ghetto di Varsavia del 1943 Miezyslaw, con altri ragazzi dell’orfanotrofio, distribuiva medicine per i feriti e malati della resistenza. Dopo la liberazione di Varsavia da parte delle forze armate sovietiche nel gennaio del 1945, Miezyslaw rimase in Polonia dove finì gli studi e iniziò a lavorare.

Nel 1957, percependo un crescente antisemitismo, decise di lasciare la Polonia e si stabilì a Roma dove incontrò sua moglie, Paola Grossi. Si sposarono nel 1961 ed ebbero cinque figli. 

L’intervista è stata condotta a Roma il 4 marzo 1998 in Italiano. L’intervistatrice è stata Noemi Angelina Procaccia e il cameraman Giorgio Heller.

  • Miezyslaw Rudnicki

    Language: Italian

    Durante la rivolta, Miezyslaw si trovava fuori dal ghetto sotto falsa identità, nell’orfanotrofio fondato da Janusz Korczak, e dalla terrazza più alta vedeva gli incendi che divampavano in seguito ai combattimenti. Dai compagni più grandi aveva saputo che Armia Krajowa (Esercito Nazionale), il principale movimento di resistenza in Polonia, aveva fornito armi ai combattenti del ghetto attraverso i canali sotterranei della rete fognaria.

    Miezyslaw Rudnicki nacque il 10 ottobre 1930 a Varsavia in Polonia. Quanndo le forze armate tedesche invasero la Polonia nel settembre 1939 Miezyslaw si trovava con la famiglia a Zukow in Polonia (oggi in Ucraina). Szymon Rudnicki, il padre di Miezyslaw, decise di fuggire con Miezyslaw verso est. Si rifugiarono inizialmente nella regione di Kuban in Russia per poi spostarsi a Stanitsa Pavlovskaya nella regione di Rostov. Quando la zona fu occupata dalle forze armate tedesche nei primi anni quaranta, Miezyslaw e suo padre furono arrestati. Simon fu fucilato, e Miezyslaw fu portato in un campo di smistamento vicino a Rostov-on-Don. Successivamente fu trasferito al campo per prigionieri di guerra di DULAG 162 a Stalino in Ucraina, poi nell’ottobre del 1942 al campo di concentramento di Bialystok in Polonia. Dopo qualche settimana nel campo Miezyslaw riuscì a scappare e arrivò a Varasavia in treno. Arrivato a Varsavia si ammalò di tifo , fu portato in ospedale poi fu trasferito in un orfanotrofio. Durante le rivolte del ghetto di Varsavia del 1943 Miezyslaw, con altri ragazzi dell’orfanotrofio, distribuiva medicine per i feriti e malati della resistenza. Dopo la liberazione di Varsavia da parte delle forze armate sovietiche nel gennaio del 1945, Miezyslaw rimase in Polonia dove finì gli studi e iniziò a lavorare.

    Nel 1957, percependo un crescente antisemitismo, decise di lasciare la Polonia e si stabilì a Roma dove incontrò sua moglie, Paola Grossi. Si sposarono nel 1961 ed ebbero cinque figli. 

    L’intervista è stata condotta a Roma il 4 marzo 1998 in Italiano. L’intervistatrice è stata Noemi Angelina Procaccia e il cameraman Giorgio Heller.

  • Arminio Wachsberger

    Language: Italian

    Alla fine di gennaio 1944, Arminio, insieme ad altri prigionieri, viene trasferito da Auschwitz II-Birkenau a Warschau[1], nel campo di concentramento sorto sulle rovine del ghetto di Varsavia. Il lavoro consiste nel recupero di tutto il materiale ancora utilizzabile. Con un piccolo gruppo di italiani, ha il compito di recuperare i mattoni delle case distrutte, pulirli, ammassarli in grandi blocchi che i tedeschi rivendono poi ai contadini del luogo. Altro compito è quello di scendere nelle fogne e nei cunicoli sotto il ghetto, per recuperare dai numerosi cadaveri  giacenti, oggetti di valore e tutto quello che si trovava. Arminio racconta l’incontro con un ebreo sopravvissuto e lì nascosto.

    Nato a Fiume nell’Impero austro-ungarico (oggi Rijeka, Croazia) il 4 novembre del 1913 Arminio Wachsberger crebbe in una famiglia ebrea ortodossa. Nel 1934, a 21 anni, Arminio venne chiamato al servizio di leva italiano (Fiume fu italiana dal 1924 al 1947) e dopo aver terminato il servizio attivo nel 1935, si stabilì a Roma e iniziò a lavorare per i servizi segreti italiani.  Sposò la sua prima moglie, Regina Polacco, nel 1937 ed ebbero una figlia, Clara.  Il 16 ottobre del 1943 Arminio, sua moglie e sua figlia furono arrestati dalle SS, portati al Collegio Militare di Roma e deportati due giorni dopo al campo di sterminio di Aushwitz II-Birkenau. Arrivati al campo Arminio fu separato dalla sua famiglia. Regina e Clara furono uccise nelle camere a gas di Birkenau. Nel novembre del 1943 Arminio fu trasferito da Birkeanu al campo di concentramento di Warschau in Polonia per ripulire le rovine dell’ex ghetto di Varsavia dopo la rivolta dell’aprile del 1943. Nell’agosto del 1944 fu trasferito da Warschau ai campi di concentramento in Germania: Dachau, Mühldorf e Ampfing-Waldlager V. Arminio fu liberato nella primavera del 1945 dalle forze armate statunitensi in Baviera e portato al campo profughi di Feldafing. A Feldafing incontrò la sua seconda moglie, Olga Wiener, anche lei sopravvisuta, che sposò nel luglio del 1945.

    Arminio rientrò in Italia con la sua famiglia nel 1949 e divenne dirigente di una compagnia nel settore chimico a Milano. Arminio e Olga ebbero due figlie: Clara e Silvia.  

    L’intevista è stata condotta a Milano, Italia, in italiano il 4 marzo 1998. L’intervistatrice è stata Maurina Schinasi e il cameraman Paolo Favaro.

    • [1] Secondo le testimonianze dei prigionieri, il campo di concentramento venne aperto a Varsavia(Polonia) nel luglio/agosto 1943 e chiuso il 24 luglio 1944. Divenne probabilmente un sottocampo di Majdanek nell’aprile 1944.

      Gli internati erano ebrei di varie nazionalità, principalmente ungheresi o greci e nessun polacco. Il campo era situato sulle rovine del ghetto in quella che era stata la prigione sulla via Gesia. Il comando era affidato al SS-Obersturmbanführer Wilhelm Goecke. I prigionieri erano costretti a sgombrare l’area dalle pietre e collezionare materiali utili da costruzione.

  • David Jakubowski: 1

    Language: English

    David ricorda il primo atto di resistenza armata nel gennaio 1943 del gruppo Zydowská Orgánizacjá Bojówa (ZOB, o Organizzazione ebraica di combattimento), comandato da Mordechai Anielewicz, con l’ attacco ad una pattuglia tedesca inviata a rastrellare ebrei per deportarli nei campi di sterminio. Pur subendo la perdita di alcuni uomini, l’azione di Anielewicz ha successo e provoca una sospensione delle retate per alcuni giorni. Da gennaio ad aprile 1943, la ZOB elabora un piano strategico coinvolgendo anche l’altro gruppo la Żydowski Związek Walki (ŻZW, o Unione combattente ebraica), acquistando a caro prezzo armi e munizioni, addestrando al combattimento i propri uomini e predisponendo numerosi bunkers come rifugio per la popolazione civile. David, in quanto medico, diventa responsabile di un bunker che può contenere 70 – 80 persone.

    David Jakubowski nacque il 30 novembre 1911, a Aleksandrów Kujawski, nell’Impero Russo (adesso Polonia). Visse con suo padre Herman Jakubowski, proprietario di un alimentari, sua madre Helen Jakubowski, casalinga, e la sorella minore Ruth. David stava studiando medicina all’università di Cracovia quando fu chiamato alle armi nell’esercito polacco negli anni Trenta. Dopo un anno di addestramento obbligatorio per gli ufficiali fu assegnato a un reggimento di fanteria a Wloclawek come ufficiale medico e iscritto nella lista delle riserve.

    Quando scoppiò la guerra nel 1939 David passò al servizio attivo e fu schierato con il suo reggimento a Wloclawek. Il reggimento, stazionato vicino alla frontiera della Prussia Orientale ed esposto a pesante fuoco d’artiglieria durante l’attacco tedesco alla Polonia, si ritirò verso est.  Poco dopo l’invasione il reggimento fu circondato dalle forze armate tedesche; David e altri soldati furono catturati come prigionieri di guerra.  David fu costretto a lavorare come medico in diversi ospedali per prigionieri di guerra sotto l’auspicio dei tedeschi; fu poi congedato e andò a vivere con dei parenti a Varsavia. Quando tuttli gli ebrei di Varsavia furono ghettizzati dalle autorità occupanti, David continuò a lavorare come medico in un ospedale del ghetto di Varsavia. Partecipò attivamente alla lotta contro l’occupazione durante la Rivolta del Ghetto di Varsavia del 1943. A seguito delle rappresaglie naziste David fu arrestato e, insieme ai compagni della resistenza, deportato al campo di concentramento di Majdanek.  Al suo arrivo fu selezionato per i lavori forzati a Heinkel-Flugzeugfabrik (la fabbrica di aerei di Heinkel) e trasferito al campo di lavoro  di Budzyn, dove fu costretto ad eseguire servizi medici.  Nel febbraio del 1944 David fu inviato a un altro settore della Heinkel-Flugzeugfabrik, un campo di lavoro a Mielec. Con l’avanzare dell’armata rossa, fu trasferito un’altra volta al campo di concentramento di Flossenbürg, in Germania, poi al sottocampo di Hersbruck, dove lavorò in una cava e nell’ospedale del campo. David fuggì da una marcia della morte tra Hersbruck e Dachau nell’aprile del 1945 e si trattenne a Hohenfels, un villaggio in Bavaria, finché il territorio non fu liberato dalle forze armate statunitensi.

    Dopo la liberazione David lavorò come medico e amministratore sanitario di un campo profughi in Germania gestito dall’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) e successivamente dall’IRO (International Refugee Organization). Là conobbe sua moglie, Helen First; che sposò ad Amberg nell’agosto del 1946. Arrivarono negli Stati uniti il 30 maggio 1949 e si stabilirono a New York, dove David lavorò come medico e Helen si dedicò alla ricerca in laboratorio. Ebbero un figlio e una figlia. Dopo la guerra David apprese che i suoi genitori e sua sorella furono uccisi in un camion a gas nel ghetto di Kutno, in Polonia.

    L’intervista è stata condotta a Riviera Beach, in Florida, USA l’11 dicembre 1995. L’intervistatore è stato Marvin Greenberg e il cameraman Giora Gerzon.

  • David Jakubowski: 2

    Language: English

    David racconta come il 19 aprile 1943, primo giorno della Pasqua ebraica, i tedeschi hanno circondato il ghetto. La popolazione é scesa immediatamente nei bunkers e i combattenti hanno raggiunto le proprie posizioni. L’arroganza delle truppe tedesche ostentata al loro ingresso nel ghetto, si è spenta immediatamente davanti al fuoco dei partigiani ebrei. I tedeschi  hanno subito perdite, due carri armati sono stati incendiati e molti soldati sono fuggiti abbandonando le proprie armi. Il ghetto è stato sottoposto anche a un bombardamento aereo.

    David Jakubowski nacque il 30 novembre 1911, a Aleksandrów Kujawski, nell’Impero Russo (adesso Polonia). Visse con suo padre Herman Jakubowski, proprietario di un alimentari, sua madre Helen Jakubowski, casalinga, e la sorella minore Ruth. David stava studiando medicina all’università di Cracovia quando fu chiamato alle armi nell’esercito polacco negli anni Trenta. Dopo un anno di addestramento obbligatorio per gli ufficiali fu assegnato a un reggimento di fanteria a Wloclawek come ufficiale medico e iscritto nella lista delle riserve.

    Quando scoppiò la guerra nel 1939 David passò al servizio attivo e fu schierato con il suo reggimento a Wloclawek. Il reggimento, stazionato vicino alla frontiera della Prussia Orientale ed esposto a pesante fuoco d’artiglieria durante l’attacco tedesco alla Polonia, si ritirò verso est.  Poco dopo l’invasione il reggimento fu circondato dalle forze armate tedesche; David e altri soldati furono catturati come prigionieri di guerra.  David fu costretto a lavorare come medico in diversi ospedali per prigionieri di guerra sotto l’auspicio dei tedeschi; fu poi congedato e andò a vivere con dei parenti a Varsavia. Quando tuttli gli ebrei di Varsavia furono ghettizzati dalle autorità occupanti, David continuò a lavorare come medico in un ospedale del ghetto di Varsavia. Partecipò attivamente alla lotta contro l’occupazione durante la Rivolta del Ghetto di Varsavia del 1943. A seguito delle rappresaglie naziste David fu arrestato e, insieme ai compagni della resistenza, deportato al campo di concentramento di Majdanek.  Al suo arrivo fu selezionato per i lavori forzati a Heinkel-Flugzeugfabrik (la fabbrica di aerei di Heinkel) e trasferito al campo di lavoro  di Budzyn, dove fu costretto ad eseguire servizi medici.  Nel febbraio del 1944 David fu inviato a un altro settore della Heinkel-Flugzeugfabrik, un campo di lavoro a Mielec. Con l’avanzare dell’armata rossa, fu trasferito un’altra volta al campo di concentramento di Flossenbürg, in Germania, poi al sottocampo di Hersbruck, dove lavorò in una cava e nell’ospedale del campo. David fuggì da una marcia della morte tra Hersbruck e Dachau nell’aprile del 1945 e si trattenne a Hohenfels, un villaggio in Bavaria, finché il territorio non fu liberato dalle forze armate statunitensi.

    Dopo la liberazione David lavorò come medico e amministratore sanitario di un campo profughi in Germania gestito dall’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) e successivamente dall’IRO (International Refugee Organization). Là conobbe sua moglie, Helen First; che sposò ad Amberg nell’agosto del 1946. Arrivarono negli Stati uniti il 30 maggio 1949 e si stabilirono a New York, dove David lavorò come medico e Helen si dedicò alla ricerca in laboratorio. Ebbero un figlio e una figlia. Dopo la guerra David apprese che i suoi genitori e sua sorella furono uccisi in un camion a gas nel ghetto di Kutno, in Polonia.

    L’intervista è stata condotta a Riviera Beach, in Florida, USA l’11 dicembre 1995. L’intervistatore è stato Marvin Greenberg e il cameraman Giora Gerzon.

  • David Jakubowski: 3

    Language: Croatian

    A capo delle truppe tedesche viene nominato il generale Jürgen Stroop con l’ordine di annientare i ribelli e ripulire il ghetto dagli ebrei. Il generale Stroop, non riuscendo a domare la rivolta decide di dare fuoco agli edifici, provocando la morte di migliaia di persone. Il 29 aprile 1943 anche l’edificio sovrastante il bunker di David prende fuoco e tutti sono costretti a uscire. David descrive la moltitudine di persone in strada di fronte ai soldati tedeschi con le mitragliatrici puntate contro di loro. Da lì viene portato insieme agli altri in Umschlagplatz e poi fatto salire sul treno per essere deportato.

    David Jakubowski nacque il 30 novembre 1911, a Aleksandrów Kujawski, nell’Impero Russo (adesso Polonia). Visse con suo padre Herman Jakubowski, proprietario di un alimentari, sua madre Helen Jakubowski, casalinga, e la sorella minore Ruth. David stava studiando medicina all’università di Cracovia quando fu chiamato alle armi nell’esercito polacco negli anni Trenta. Dopo un anno di addestramento obbligatorio per gli ufficiali fu assegnato a un reggimento di fanteria a Wloclawek come ufficiale medico e iscritto nella lista delle riserve.

    Quando scoppiò la guerra nel 1939 David passò al servizio attivo e fu schierato con il suo reggimento a Wloclawek. Il reggimento, stazionato vicino alla frontiera della Prussia Orientale ed esposto a pesante fuoco d’artiglieria durante l’attacco tedesco alla Polonia, si ritirò verso est.  Poco dopo l’invasione il reggimento fu circondato dalle forze armate tedesche; David e altri soldati furono catturati come prigionieri di guerra.  David fu costretto a lavorare come medico in diversi ospedali per prigionieri di guerra sotto l’auspicio dei tedeschi; fu poi congedato e andò a vivere con dei parenti a Varsavia. Quando tuttli gli ebrei di Varsavia furono ghettizzati dalle autorità occupanti, David continuò a lavorare come medico in un ospedale del ghetto di Varsavia. Partecipò attivamente alla lotta contro l’occupazione durante la Rivolta del Ghetto di Varsavia del 1943. A seguito delle rappresaglie naziste David fu arrestato e, insieme ai compagni della resistenza, deportato al campo di concentramento di Majdanek.  Al suo arrivo fu selezionato per i lavori forzati a Heinkel-Flugzeugfabrik (la fabbrica di aerei di Heinkel) e trasferito al campo di lavoro  di Budzyn, dove fu costretto ad eseguire servizi medici.  Nel febbraio del 1944 David fu inviato a un altro settore della Heinkel-Flugzeugfabrik, un campo di lavoro a Mielec. Con l’avanzare dell’armata rossa, fu trasferito un’altra volta al campo di concentramento di Flossenbürg, in Germania, poi al sottocampo di Hersbruck, dove lavorò in una cava e nell’ospedale del campo. David fuggì da una marcia della morte tra Hersbruck e Dachau nell’aprile del 1945 e si trattenne a Hohenfels, un villaggio in Bavaria, finché il territorio non fu liberato dalle forze armate statunitensi.

    Dopo la liberazione David lavorò come medico e amministratore sanitario di un campo profughi in Germania gestito dall’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) e successivamente dall’IRO (International Refugee Organization). Là conobbe sua moglie, Helen First; che sposò ad Amberg nell’agosto del 1946. Arrivarono negli Stati uniti il 30 maggio 1949 e si stabilirono a New York, dove David lavorò come medico e Helen si dedicò alla ricerca in laboratorio. Ebbero un figlio e una figlia. Dopo la guerra David apprese che i suoi genitori e sua sorella furono uccisi in un camion a gas nel ghetto di Kutno, in Polonia.

    L’intervista è stata condotta a Riviera Beach, in Florida, USA l’11 dicembre 1995. L’intervistatore è stato Marvin Greenberg e il cameraman Giora Gerzon.

  • Alice Prusicki

    Language: Italian

    Nell’inverno del 1940, Alice con le sue zie è costretta ad andare a vivere nella zona di Varsavia destinata al ghetto. Descrive l’alto muro che lo circondava e che passava all’interno degli stabili separando la facciata, che rimaneva nel ghetto, dall’altra parte sul cortile, che ne veniva tagliata fuori. Grazie all’aiuto di un prelato, Alice insieme alle due zie scavalcheranno il muro da un cortile, per fuggire dal ghetto. Alice ricorda anche come molte persone abbiano gioito per la distruzione totale del ghetto, seguita alla rivolta.

    Nata a Varasavia in Polonia il 25 giugno 1924, Alice Prusicki crebbe con i suoi genitori, Jan Kirsztein e Maria Strauch, a Bydgoszcz, vicino al confine con la Germania, dove rimasero fino all’invasione tedesca della Polonia nel 1939. Alice perse suo padre alla fine del 1939 in seguito a complicazioni dopo un attacco subito da soldati tedeschi. Quando la madre di Alice morì di cancro nel 1940, Alice andò a vivere a Varsavia con dei parenti. Fu presto rinchiusa nel ghetto di Varsavia stabilito nella città dalle autorità di occupazione. Grazie all’aiuto di un prete cattolico, il prelato Hilchen, Alice riuscì a scappare dal ghetto. Padre Hilchen fornì documenti falsi e organizzò la fuga. Di notte, scavalcando il muro con una scala, Alice si ritrovò nella parte cosiddetta ariana della città. Da quel momento, sotto varie identità, sfuggì alla delazione e alla cattura per il continuo interessamento di padre Hilchen. Alice trovò lavoro ed entrò anche in contatto con la resistenza. Obbligata dai tedeschi a scavare trincee nell’ottobre del 1944, subì la brutalità dei soldati, che segnò per sempre la sua salute. Alice fu liberata a Varsavia dalle forze armate sovietiche nel gennaio 1945.

    Dopo la guerra sposò Anatol Prusicki, un soldato dell’armata polacca che aveva combattuto in Italia, e con lui si stabilì a Milano. Ebbero un figlio e quattro nipoti. Alice è deceduta nel gennaio 2009.

    L’intervista è stata condotta a Milano il 18 marzo 1998 in italiano. L’intervistatrice è stata Pia Masnini Jarach e il cameraman Emanuele Ruggiero.