L’opinione di Giovanni Maria Flick, Presidente emerito della Corte Costituzionale, già Ministro di Grazia e Giustizia in Italia.
"Avere una minoranza zingara deve essere uno stimolo a quel pluralismo senza il quale perdiamo ogni interesse alla diversità della vita (...). Gli zingari si sono conquistati con il sangue il diritto di essere minoranza, anche se non hanno un proprio territorio. Così come un’altra minoranza, quella ebraica, tessuto fondamentale dell’Europa per la sua doppia fedeltà al paese d’origine e al paese di aspirazione, ha conquistato col sangue questo diritto.
Proprio l’Unione Europea, con il suo spazio unico di libertà, sicurezza e giustizia, ci obbliga a rivedere tante nostre categorie sociologiche e culturali. Già oggi la maggior parte dei rom che transitano o risiedono stabilmente, sia pure in modo itinerante, in Italia e negli altri Paesi dell’Unione, proviene dall’Unione, è costituita da cittadini europei. Solo alcuni rom sono apolidi, peraltro non privi di diritti. Anche a voler tener conto che una gran parte di loro proviene dai Balcani, oggi non inclusi nella UE, ma domani certamente sì; e anche a voler sottolineare l’ambito più circoscritto dello Spazio Schengen (peraltro solo in via transitoria) rispetto all’Unione allargata a 27, la riflessione è semplice e inevitabile: si può sgombrare un gruppo nomade da un terreno abusivamente occupato nella periferia di una grande città, ma non si può pensare che quel gruppo non vada domani a occuparne un altro. Si può essere abusivi su un terreno o su tutti i terreni; ma non si può essere abusivi sulla Terra, tantomeno in Europa. Si potrà anche insistere sull’assenza di un territorio riconosciuto e riconoscibile, sia pure privo dei requisiti statuali, dal quale far provenire o al quale attribuire il popolo rom. Ma non penso si possa far discendere da questa carenza (peraltro, orgogliosamente rivendicata) l’inesistenza dei diritti fondamentali”.
Flick G. M., “Gli zingari, cittadini europei”, in Impagliazzo M., “Il caso zingari”, Milano, Leonardo International, 2008, pp. 43-52.
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